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Sale la febbre del pianeta, scende la vivibilità per l’uomo


Ci preoccupiamo di virus e di batteri, di economie e di infrastrutture, di innovazione tecnologica e di benessere. Pensiamo all’immediato, a ciò che ci sta colpendo oggi e a cosa ci sta privando ora.

Spesso, parlare di futuro sembra quasi di raccontare dei sogni: si sa che vivono nella fantasia e, intanto, a chi sta vivendo il presente non interessano. Proviamo a fare un gioco: quanti anni avrai fra 50 anni? Diciamo che se la risposta è compresa fra 50 e 85 anni, allora questa riflessione ti dovrebbe interessare. Perché sarà ciò che vivrai.

Tra 50 anni la Terra potrebbe essere invivibile per un terzo dei suoi abitanti. Questo significa che, secondo le proiezioni demografiche che prevedono una popolazione di poco superiore ai 10 miliardi di individui nel 2070, ci saranno più di 3 miliardi di persone che non avranno condizioni di vita umane nei territori dove ora abitano. Di conseguenza, 3 miliardi di migranti che andrebbero a sovrappopolare le altre aree, creando un effetto devastante e un’implosione dell’essere umano e del pianeta.

Il principale responsabile di questa situazione sono le emissioni di gas serra che andrebbero a riscaldare intere parti della Terra con temperature maggiori di quelle attuali del deserto del Sahara. Se le emissioni continueranno ad aumentare, la temperatura media percepita dall'uomo si alzerà di 7,5°C entro il 2070, quindi oltre i +3 gradi previsti ora. Questo rapido aumento porterebbe il 30% della popolazione mondiale ad abitare in posti con una temperatura media superiore ai 29°C, una condizione climatica che oggi è sperimentata sullo 0,8% della superficie delle terre emerse, mentre nel 2070 riguarderebbe il 19% della superficie. Queste ipotesi sono state formulate da uno studio condotto da un team di ricerca internazionale di archeologi, ecologi e climatologi di alcune università in Cina, tra cui quella di Nanchino, Europa, dove troviamo l’olandese Wageningen, e Stati Uniti e pubblicata sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze.

Possiamo decidere se riflettere e ascoltare queste tesi, come pure fare finta di niente (un po’ come la grande maggioranza della popolazione continua a fare). Non possiamo, però, restare indifferenti davanti a fenomeni assolutamente innaturali e imprevisti che continuano ad accadere e a ripetersi sul pianeta: cicloni e uragani in aree mai colpite finora; siccità e invasioni di insetti laddove prima esistevano aree fertili e rigogliose; prosciugamenti di ghiacciai e di laghi; sconvolgimento delle stagioni climatiche e dei bio-ritmi naturali. È tutta colpa dell’uomo? Beh, se consideriamo il disboscamento dell’Amazzonia, la costruzione di dighe selvagge in Africa e in Asia per la produzione di energia elettrica a favore di pochi e grandi gruppi multinazionali, il riversamento nelle acque di agenti inquinanti da parte delle industrie, la cementificazione insensata senza aver ragionato sulla riqualificazione dell’esistente, le guerre sulle trivellazioni per la ricerca di gas e idrocarburi… è questa la “casa” che vogliamo abitare? Bisognerebbe avere davvero il coraggio di investire su un futuro sostenibile, orientando la visione egocentrica dell’uomo su sé stesso verso uno sguardo rivolto all’uomo in quanto ospite del pianeta, co-abitante della Terra insieme ad altri esseri viventi e non viventi che hanno gli stessi diritti.

Ogni singola azione ha una diretta conseguenza e, soprattutto, un “effetto domino” che si prolunga nel tempo. Investire ora, strategicamente e concretamente, sul pianeta significa credere nel futuro, impegnarsi responsabilmente e testimoniare il valore di questa decisione. Andiamo ad ascoltare e proviamo a confrontarci con chi opera per costruire questo futuro di sostenibilità, cerchiamo di capire come ogni idea e progetto impatta positivamente e cresce nel tempo, apriamo gli orizzonti e riconosciamo quali sono i territori e le popolazioni che saranno protagonisti nel domani affinché si possa già oggi ragionare insieme. Il nostro organismo non sopporterebbe una febbre corporea di 40°C per più giorni, sarebbe portato allo stremo e, lentamente, si spegnerebbe. Il nostro pianeta si sta riscaldando sempre più e c’è solo una ricetta per bloccare questa “malattia”: rivedere le nostre scelte economiche, industriali, di vita. Altrimenti, sarà inutile dire, quando la situazione sarà irreversibile, “dobbiamo fare qualcosa, siamo in emergenza”. Troppe volte la storia ha insegnato che l’emergenza arriva quando l’uomo non ha voluto prendere in considerazione gli eventi al momento giusto.

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