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Quale energia per il pianeta?

In un mondo che continua a marciare a più velocità, i pochi Paesi ricchi continuano a pretendere di fare le scelte anche per tutti gli altri.

Rinnovabili o fossili? Solare, eolico, carbone, idrogeno, elettrico… in questa giungla di opzioni si dibattono convegni e seminari, analisi e confronti, leggi e ricorsi alle leggi, nel nome di una equità di facciata dove l’Occidente continua a voler dettare la propria voce, dimenticandosi che i tempi cambiano, le società mutano, i sistemi economici si evolvono. Parliamo di macchine elettriche o, addirittura, a idrogeno e dimentichiamo che solo 1 auto nuova su 10 è tutt’oggi elettrica ed è venduta in Europa o negli Stai Uniti. Incentiviamo il solare e l’eolico come fonti di energia alternative e non ci rendiamo conto che il 90% del mondo ancora va a carbone, legna e gas. Dove sta il problema? La risposta è in una sola parola: diseguaglianze.

Non si può continuare a pensare e ad agire facendo finta che non esistano 6 miliardi di persone e che questi debbano continuare ad essere “guidati” (ma la parola più esatta sarebbe “comandati”) dall’esigua minoranza di soli 2 miliardi. Nel 2023 la Svizzera ha prodotto il 53,43% della sua energia da fonti rinnovabili, l’intera Europa è arrivata solo al 22% tra solare ed eolico, il 52,57% per gli Stati Uniti. Stiamo parlando di percentuali significative (in parte) riferite comunque a grandi potenze che, in ogni caso, denotano come la dipendenza dai combustili fossili sia ancora molto rilevante per queste aree ricche, fortemente urbanizzate e avanzate tecnologicamente. Cosa succede se guardiamo ai Paesi in via di sviluppo? in Africa si trova il 60% delle migliori risorse solari del mondo, ma attualmente il continente africano ha una quota irrisoria (1% circa) della capacità fotovoltaica globale. In Sud America ci sono proclami di grandi potenzialità e di crescite vertiginose delle fonti rinnovabili, fino al 450% in più, ma siamo fermi alle dichiarazioni, nulla si sta ancora facendo di concreto. La Cina vanta il 40% dell’installato di solare ed eolico ma bisogna considerare che il carbone vanta ancora una quota del 37% per la produzione di energia.

C’è qualcosa che non va, anche in quei Paesi che si dichiarano fortemente “green” e che vogliono continuare a indicare la via. Nei prossimi 7 anni è previsto il raddoppio degli investimenti per le rinnovabili mentre i combustibili fossili dovrebbero dimezzarsi: siamo vicini ormai alla chiusura degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU (e quindi bisogna fare in fretta). Ma si riuscirà per davvero? Se si continueranno a ignorare i 2/3 del pianeta come si può pensare di iniziare a viaggiare tutti insieme? L’Africa, tuttora, è solo lambita dagli investimenti per le rinnovabili: ad oggi attrae solo il 2% delle risorse globali a fronte di una potenzialità inestimabile e parliamo di un continente dove 600 milioni di persone non hanno accesso all’elettricità, pari al 43% dell’intera popolazione. Lo stesso discorso vale anche per l’America Latina: “il resto del mondo non sta facendo la sua parte” è scritto in un rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia in merito alla situazione del Sud America.

Senza contare l’effetto dei cambiamenti climatici che sta incidendo in misura significativa anche sulla progettazione delle aree su cui installare le infrastrutture per le energie rinnovabili: l’estremizzazione dei fenomeni atmosferici richiede una particolare attenzione perché laddove prima c’era sole perenne ora arrivano nubifragi, dove prima c’era vento prezioso ora ci sono uragani devastanti. Il paradigma climatico e ambientale è stravolto e, ancora una volta, sono i Paesi in via di sviluppo a soffrirne maggiormente e a subirne gli effetti in maniera passiva.

Non si può continuare a pretendere innovazione e cambiamenti in quei Paesi dove ancora non si è compiuta neanche la prima rivoluzione industriale, dichiarando che “non c’è più tempo per salvare il pianeta”. Che cosa hanno fatto finora le potenze ricche? Sono andate avanti per la loro strada senza guardare niente e nessuno. Come possono pretendere ora una transizione ecologica compiuta dal mondo intero? Forse è il caso di “rinnovare” le menti e le coscienze prima ancora delle energie per poi costruire un percorso etico e comune di equità sociale, economica, ambientale che conduca autenticamente a trovare fonti di energia capaci di abbattere le diseguaglianze.

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